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La comunità JEDI a Napoli per lo studio dei dischi protoplanetari

Si è appena concluso all’INAF - Osservatorio Astronomico di Capodimonte il meeting dei ricercatori afferenti alla collaborazione JEDI per l’organizzazione del nuovo progetto YODA, vincitore di uno dei Large Grants INAF 2022

Nei giorni 1-3 febbraio 2023 si è svolto all’Auditorium di Capodimonte un meeting della comunità italiana che si occupa dello studio dei dischi proto-planetari e dei fenomeni ad essi connessi, come jets/outflows. Dal 2013 più di 30 ricercatori e ricercatrici afferenti a diverse sedi INAF, all’Università di Milano e di Bologna e all’ESO, hanno dato inizio alla collaborazione JEDI (JEts and Disks@INAF) con lo scopo di coordinare le attività di ricerca in questo campo. Da allora il gruppo organizza regolarmente i propri meeting, che si erano interrotti durante la pandemia. L’incontro è stato un momento importante per potersi ritrovare e ha consentito di riassumere i risultati del progetto PRIN-INAF 2019 STRADE (Spectroscopically TRAcing the Disk dispersal Evolution), che si sta per chiudere, ed organizzare i programmi e le collaborazioni che si porteranno avanti all’interno del Large Grant INAF 2022 YODA (Young-stellar-objects Outflows, Disks and Accretion).

“Il progetto STRADE ha affrontato un tema chiave della formazione stellare: l’evoluzione dei dischi protoplanetari attorno a stelle giovani di tipo solare, a partire dalla fase di attivo accrescimento di massa sulla stella in via di formazione, fino alla completa dissipazione del disco. È all'interno del disco che si formano i pianeti del sistema, ed è dunque fondamentale studiarne il processo evolutivo”, dice Juan Alcalà dell’Osservatorio di Capodimonte, PI del progetto. "Grazie alle osservazioni condotte con nuovi strumenti ad alta risoluzione spaziale e spettrale, su un'ampia gamma di lunghezze d'onda, abbiamo realizzato un database unico di spettri nell’UV-ottico-infrarosso per campioni di stelle giovani in diverse regioni di formazione stellare di età differenti“.

YODA è la naturale prosecuzione di questo progetto, e sarà incentrato principalmente sul confronto del quadro osservativo con i nuovi modelli emergenti di evoluzione dei dischi. “Recentemente abbiamo assistito ad un radicale cambiamento nella nostra visione dell’evoluzione dei dischi proto-planetari, poiché il modello standard di accrescimento da disco viscoso è stato messo in crisi dalle più recenti osservazioni e simulazioni numeriche”, dice Brunella Nisini, dell’Osservatorio di Roma, PI del progetto, “Con il progetto YODA vogliamo testare i nuovi modelli alternativi che si stanno sviluppando, e che vedono i venti da disco come i principali responsabili della rimozione del momento angolare necessaria per far proseguire l’accrescimento.”

“La 'Forza' dei nostri JEDI è la sinergia presente all'interno del gruppo tra chi porta avanti programmi osservativi con strumentazione ad alta risoluzione spettrale e spaziale all’avanguardia, come JWST, ERIS, ALMA, e la componente teorica della comunità, che ha curato modelli di evoluzione del disco analitici e numerici”, dice Francesca Bacciotti, dell’Osservatorio di Arcetri, coordinatrice dal 2023 della collaborazione JEDI, “All’interno della comunità disponiamo di molte competenze differenziate e complementari che ci hanno consentito di aggredire il complesso fenomeno della nascita di una stella da molti diversi punti di vista (accrescimento, variabilità, generazione e propagazione di jets e venti, struttura dei dischi, astrochimica….). Questo permetterà al nostro gruppo di centrare l’obiettivo che ci siamo prefissati, ovvero di stabilire con la massima accuratezza possibile quali siano le condizioni iniziali per il processo di formazione planetaria”.

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